• All'ombra del Cloud Computing

    Le due parole Cloud Computing sventolano in grandi lettere sopra ogni impresa informatica di un certo livello. Promettono fantastici sviluppi in tutti i settori. Sarà vero? Vediamo di cosa si tratta.



    Il Cloud Computing è una tecnologia piuttosto nuova, dove si uniscono potenza di calcolo e spazio di computer piccoli e grandi. Questo insieme è chiamato nuvola, ossia cloud in Inglese. Piccole realtà di questo genere esistono già da molto tempo, ma erano dedicate a solvere problemi difficili, soprattutto a livello scientifico. Limitatamente, anche gli antipatici botnet degli spammer costituiscono una cloud, in quanto utilizzano i computer dei ignari possessori per distribuire spam e per effettuare attacchi su Internet.

    Con la nascita di tante unità di computer piccole e piccolissime, quali ad esempio i telefonini, il Cloud Computing sembrerebbe talmente ideale, che qualcuno ha già pensato più grande. Apple e Microsoft sono fra i primi di promuovere questa nuova tecnologia, perché accedono così a un potenziale di calcolo e spazio incredibile. Il sogno numero uno delle Multinazionali è poter accedere a tutti i computer.

    Come, prego?

    Ecco, una delle cose che forse non vi hanno raccontato e cercheranno sempre nascondere, è il costo dell'operazione. Non solo si esprime nel pagamento di un canone, ma anche in potenza di calcolo. Collegandosi alla nuvola, si dona la propria potenza di calcolo in parte o in tutto agli altri ... se ne hanno bisogno. E' vero che aumenta anche la propria potenza, ma non ci sono garanzie. In termini del canone si pagherà la potenza minima garantita. Si pagherà questo canone indifferentemente dalla potenza del proprio PC, perché faranno credere che sia irrilevante.

    Ovviamente, nascono molte questioni da questo scenario inaspettato. Una è che "finalmente" si potranno usare computer di scadente qualità per ottenere risultati brillanti.

    Si realizza così il sogno numero due dei produttori, che tutti i computer siano soltanto dei terminali che accedono a un insieme più grande. In pratica si traduce nella disponibilità di uno schermo, tastiera e mouse, e un minimo di hardware aggiuntivo per la connessione a Internet e quindi alla Cloud.

    Così, qualcuno darà il diritto di accesso e determina quanto si potrà utilizzare. Non è ovviamente un concetto molto amato, però vi renderete conto quando sarà troppo tardi. Basta non pagare il canone, e non si accede più alle foto, documenti, musica e video. E basta che qualcuno abbia interesse nella vostra attività, lo potrà sapere senza chiedervelo.

    Espresso in questi termini, il Cloud Computing è ancora di vostro interesse?

    Sarà compensato dal controllo centralizzato contro i virus dei computer, che poi scompariranno. Nessuno avrebbe interesse distruggere la nuvola, se dovesse pagare con la perdita dei propri dati, produttori degli antivirus in testa. Ma sarà anche controllato cosa utilizzate.

    E' la fine del P2P, dei torrent, delle copie in genere. Ogni prodotto che viaggia sulla Cloud è controllato. Ogni Byte. Nella Cloud non ci sono segreti. Magari vi illuderete che sia vostro, crittografato, isolato. Ma.

    I Ma ci sono tanti, troppi. I produttori conoscono i problemi, ma li nascondono, perché il boccone è troppo ghiotto. Il controllo totale delle utenze è un mercato senza confini, e se dovesse avere successo, non si limiterà al controllo dei nostri dati, ma a qualunque attività. A livello mondiale.

    Ricordatevi quanto detto qui, perché quando avete occasione di scegliere, valutate bene le vostre opzioni. Cloud Computing è bellissimo, ma soltanto in un ambiente che controllate voi. Evitate di dare via le uniche certezze che avete: il circuito chiuso della vostra privacy.
    Commenti 1 Commento
    1. L'avatar di y2ksw
      y2ksw -
      Sempre nel tema, ecco un articolo dell'anno scorso: "Il prodotto sei tu"
      “Condividi” e “connetti” sono le parole del momento su tutte le piattaforme sociali: Facebook, Youtube, Twitter, Foursquare, LinkedIn… Ce ne sono ormai a decine e anche chi aveva delle remore si sta iscrivendo. Tra gli Italiani che vanno su internet, 1 su 2 usa Facebook e il suo fondatore Mark Zuckerberg a 26 anni si è fatto un gruzzolo di 7 miliardi di dollari. Anche Larry Page e Sergey Brin avevano 26 anni quando hanno fondato Google e oggi si son messi da parte 15 miliardi di dollari a testa. E’ una nuova corsa all’oro nel Far West digitale. Milioni di Gigabytes delle nostre informazioni personali scalpitano per uscire dai corral delle fattorie di server californiane. I nostri nomi e cognomi, indirizzi, numero di cellulare, gusti, preferenze sessuali e d’acquisto, vogliono correre liberi nelle praterie della Rete dove i pubblicitari non vedono l’ora di prenderle al lazo e Facebook ha il compito di trattenerli. Ma ci riesce sempre? E Google, cosa sa di noi e cosa se ne fa delle informazioni che raccoglie? Condividere è facile anche su Youtube, dove gli Italiani cliccano i video un miliardo di volte al mese e può succedere che qualcuno condivide la roba tua anche se non te lo saresti mai aspettato. Come si fa a difendersi? E come si evitano le trappole che i criminali allestiscono per derubare gli utenti di Facebook quando cliccano il tasto “mi piace”? Circa 17 milioni di Italiani usano Facebook ogni giorno per comunicare con i loro amici, ma in certi casi ti ritrovi buttato fuori. C’è libertà di espressione su Facebook o hanno fatto accordi con il Ministero dell’Interno per monitorare quello che dicono gli utenti? Intanto l’Autorità garante delle comunicazioni sta preparando un sistema per oscurare parti di siti italiani o per sbarrare totalmente l’accesso ai siti esteri sospettati di violare il diritto d’autore. Migliaia di siti potrebbero diventare inaccessibili come oggi capita a thePiratebay, ma c’è anche il sistema per aggirare la censura italiana. Si può tenere insieme la libertà d’espressione con il profitto oppure come ritengono gli hacker solo una Rete anonima e gratuita è libera e al riparo da ogni controllo? Meglio esporsi come raccomandano i californiani o vivere nascosti come raccomandava Epicuro 2300 anni fa e oggi Wikileaks?
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